5 cose che ho imparato su di me
Cambiare è aprirsi alle opportunità
“Gli esseri umani non nascono sempre il giorno
in cui le loro madri li danno alla luce,
la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé”.
– Gabriel Garcia Marquez –
Ciao cara amica lettrice e amico lettore, ben ritrovata/o.
Ricomincio a scrivere qui oggi dopo un silenzio molto lungo, un silenzio di quasi nove mesi, pari a quello che occorre a una cellula per diventare una persona pronta a venire alla luce.
Anche il mio ritorno di oggi a suo modo è una nascita, o meglio, una ri-nascita perché, come puoi leggere nella citazione che ho riportato in apertura, l’essere umano ha bisogno di partorirsi molte volte.
Il post di oggi riguarda una delle mie.
L’anno scorso, a un certo punto, ho smesso di scrivere sul blog o di pubblicare sui social se non a singhiozzo (eccezione fatta per la newsletter che ho continuato a scrivere).
I motivi potrebbero, forse, essere diversi e di varia natura: ho qualche spiegazione che mi sono data (più o meno verosimile, come succede quando vogliamo credere a qualcosa che sentiamo non convincerci del tutto), ma “semplicemente” avevo bisogno di silenzio e di tempo.
Ho accolto la necessità, non senza remore e dubbi, e mi ha fatto bene.
Non solo.
A distanza di mesi, posso dire di aver imparato che
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a volte non basta rallentare, occorre proprio fermarsi. In controtendenza rispetto a quanto siamo abituati, lo stare è “fermarsi, rimanere immobile, abitare,…”*. Per me stare è stato necessario.
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Nella vita di ognuno di noi ci sono fasi di inverno, cioè stagioni in cui i cambiamenti più importanti avvengono nel buio e nel silenzio, dentro a quello che all’apparenza non genera, ma crea le condizioni perché ciò avvenga dopo. Vivere il mio inverno è stato importante.
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Quando il cambiamento arriva conduce a conoscersi meglio, ma occorre anche ri-conoscersi, cioè scoprire se stessi all’interno di quello specifico cambiamento e trovare che abbiamo delle radici. Loro ci àncorano – anche nella corrente – e allo stesso tempo ci nutrono. Ciò significa radicarsi.
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Cambiare, a volte, fa paura ed è per questo motivo che lo evitiamo. Cambiare, però, vuol dire anche concedersi la possibilità di scoprire lati nuovi di sé e di sperimentare le nostre zone d’ombra. Significa illuminare con un fiammifero quel buio che smette piano piano di fare così paura. Voglio chiamarlo ascolto.
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In un processo di cambiamento c’è, per dirla con un ossimoro, una variabile immutabile: il tempo. Per quanto ci si possa affannare, è solo il tempo che alla fine permette ad ognuno di leggersi con la giusta distanza e di com-prendere il cambiamento, cioè di abbracciarlo* e accoglierlo dentro di sé come parte della propria storia. Questo per me è affidarsi.
Ho pensato che un post con alcune riflessioni potesse fornire una spiegazione, sebbene minima, al mio silenzio dei mesi passati e, nel contempo, essere un buon punto di (ri)partenza per riprendere a pubblicare.
Da oggi in poi si prosegue. Ora sono pronta. E tu?
* Fonti: *stare Dizionario Treccani online – *com-prendere Dizionario Treccani online