Il libro dell’attesa

Storia di Penelope e di Telemaco, sposa e figlio di Odisseo, l'eroe lontano

Qui si parla del libro: Il libro dell’attesa di Beatrice Masini, edizioni Arka, 2009, pp.40, illustrato da Octavia Monaco.

Il libro dell’attesa di Beatrice Masini racconta la nota vicenda di Penelope che attende il marito Ulisse per vent’anni, come narrato nel poema epico dell’Odissea.

Ulisse partì per la guerra il giorno stesso della nascita del figlio. Lasciò sua moglie, la sua isola e tutto ciò che aveva per combattere una guerra che sarebbe durata dieci anni. In procinto di tornare, tuttavia, il dio del mare Poseidone gli mostrò ostilità e lo costrinse ad errare nel Mediterraneo per un altro decennio. Durante il lungo viaggio del ritorno, Ulisse incontrò molti personaggi, raccontati tra le pagine del grande capolavoro di Omero, anche nella versione del classico per ragazzi.

Il racconto dell’attesa di Ulisse da parte della moglie e del figlio è la storia del libro della Masini, che è un racconto a due voci.

Penelope è una sposa che comprende il bisogno del marito di partire per combattere:

Lo so che sei partito felice: i giovani uomini amano la guerra

più di quanto non possano amare la loro sposa,

il bambino che sta per nascere,

il lavoro tranquillo di ogni giorno,

i campi, gli olivi, il pane.

Penelope è una madre che soffre la lontananza del padre di suo figlio:

Noi ti abbiamo aspettato,

dalla sera di quel suo primo giorno,

l’ultimo che ti ho visto.

E abbiamo combattuto qui, a Itaca,

la nostra quieta battaglia fatta

di lacrime e ricordi,

e mancanza,

e dolore.

Il vuoto di te.

Penelope è anche una donna che soffre per la solitudine a cui la notte la costringe a pensare:

Fatico ad addormentarmi chiusa nel pugno del nostro letto,

quello che tu inventasti da un immenso olivo (…)

La culla del nostro amore.

L’albero ha continuato a crescere,

i rami si piegano sopra la mia testa:

è un verde prigioniero, come il mio cuore,

avvolto nella rete della tua lontananza.

Penelope disfa di notte la tela che tesse di giorno, per evitare di andare in sposa a uno dei Proci:

Anche loro aspettano. Aspettano che io faccia la mia scelta.

E io li inganno.

Penelope prova un dolore profondo, che la trasfigura:

Si chiama nostalgia: il dolore del ritorno (…)

Ho gli occhi duri, e il sorriso è una ruga.

Il tempo senza di te mi ha inciso pelle e cuore.

E se non mi riconoscessi?

So che ne morirei.

A fare da contrappunto a Penelope, c’è Telemaco. Il figlio di Ulisse racconta con afflizione ciò che il padre ha perso della quotidianità familiare a causa della lontananza:

Tu non hai ascoltato le mie prime parole,

tu non hai visto i miei primi passi,

tu non mi hai guardato giocare alla guerra (…)

Tu non mi hai consolato quando le pietre

mi hanno sbucciato le ginocchia.

Tu non mi hai detto “bravo!” (…)

E dov’eri quando mi sono innamorato,

e avresto dovuto spiegarmi le parole del cuore?

Alla fine, dopo tanto peregrinare di entrambi, padre e figlio si ritrovano. La famiglia si riunisce.

Tu, padre che padre non sei stato,

tu, sposo che mi hai abbandonato,

eroe al quale tutto è perdonato:

oggi la gioia di rivederti vivo

sommerge ogni dolore del passato.

Almeno temporaneamente. (Leggi tu la fine del libro: non voglio toglierti il gusto di scoprirla!)

 

In questo libro, il racconto struggente della nostalgia e del senso di abbandono di Penelope si mescola a quello di Telemaco, impregnato di tristezza e, talvolta, di rimprovero. Le emozioni narrate sono intense e vengono descritte con fine delicatezza, attraverso parole che evocano immagini:

quieta battaglia – vuoto di te – verde prigioniero – rete della tua lontananza – saggia testa bianca / volto bruno di tuo figlio – l’aratro a disegnare ilsolco – ringiovanita dalla gioia – quieta tristezza

E se l’attesa è l’ad-tendere qualcosa, questa tensione verso nel libro di Beatrice Masini si avverte in tutta la sua pienezza, dolorosa e profonda, delicata e insieme poetica.

Un libro da leggere e da assaporare, che non mancherà di incantarti, grazie anche alle belle immagini di Octavia Monaco che accompagnano la crescita del piccolo Telemaco fino all’età adulta e sottolineano l’evoluzione temporale della vicenda.

 

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