18 Giugno 2018

Non sai cosa leggere? Ecco qualche idea

Ciao e bentornata!

Come ti avevo anticipato nella scorsa newsletter “Tempo di…“, questo è il primo dei due articoli extra di giugno sui consigli di lettura per l’estate.

Non sono novità editoriali, sono alcuni dei libri che ho letto in quest’ultimo anno e che, per vari motivi, mi sono piaciuti e mi sento di suggerirti (due di questi, se non ricordo male, sono stati anche consigli di lettura nelle newsletter).

Sono storie che hanno come protagoniste delle donne, più o meno giovani, che raccontano ricordi, speranze, paure, e che sanno condurti in un mondo tutto loro.

Una lettura che ti auguro possa appassionarti, ovunque tu sia: rilassata sotto l’ombrellone o seduta all’ombra fresca di un albero, al parco o in montagna. 

Sei pronta? Ecco le mie scelte per te.

Il primo che ti propongo è il libro con cui ho iniziato il nuovo anno:

R. Giordano, La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola, Garzanti, Milano, 2017, pp.215

Dalla pagina dell’editore: Ci sono giornate in cui tutto va storto. È così per Camille, quando sotto un incredibile diluvio si trova con l’auto in panne e senza la possibilità di chiamare nessuno. Tutte le sfortune del mondo sembrano concentrarsi su di lei. Ma Camille non sa che quello è il giorno che cambierà il suo destino per sempre. 
Un uomo le offre il suo aiuto. Si chiama Claude, e si presenta come un «ambasciatore della felicità». Le dice che lui è in grado di dare una svolta alla vita delle persone. Camille sulle prime non dà peso alle sue parole. Eppure, riscoprire la bellezza delle piccole cose renderebbe tutto più facile: l’aiuterebbe ad andare di nuovo d’accordo con il figlio ribelle e a ritrovare la sintonia di un tempo con il marito.
Così decide di ricontattare Claude e di seguire le sue indicazioni. Per liberarsi delle caratteristiche negative c’è ogni giorno un semplice esercizio da compiere, un piccolo passo alla volta: ripercorrere le sensazioni di un momento felice, guardarsi allo specchio e farsi dei complimenti, contare tutte le volte che ci si lamenta durante la giornata. A volte basta solo ringraziare per quello che di buono accade, dal profumo del caffè la mattina a una realizzazione personale. Camille comincia a mettere in pratica questi consigli, e intorno e dentro di lei qualcosa succede. Con il sorriso sulle labbra, non è più così difficile parlare con suo figlio e riscoprire con suo marito i motivi per cui si erano scelti. 
Ma c’è una cosa ancora più importante che Camille ha imparato. Non c’è felicità se non la si divide con qualcuno. Questo è davvero l’ultimo tassello per fare di ogni giorno un giorno speciale, di ogni istante un istante da ricordare.

Da leggere perché: è un bel romanzo che ti restituisce fiducia nella vita …e ciò risolleva sempre l’umore! (Qui puoi vedere il colorato sito dell’autrice!)

 

Non so se lo sai (ne avevo scritto in questo post sul mio profilo Instagram), ma da circa tre anni frequento il gruppo di lettura della biblioteca del paese in cui vivo. Uno dei libri che abbiamo letto – mmmhhh….forse l’anno scorso? – e che mi è rimasto particolarmente in mente è questo:

M. Atwood, Il racconto dell’ancella, Ponte alle Grazie, Milano, 2004, pp.400

Dalla pagina dell’editore: In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

Da leggere perché: è un romanzo che non mancherà di far riflettere e suscitare emozioni, anche contrastanti, durante tutta la lettura. Da questo libro è stata tratta anche una serie tv (che non conosco e su cui, quindi, non saprei darti un parere).

 

Se ti piace il genere distopico, un altro bel romanzo è quello della scrittrice irlandese Louise O’Neill:

L. O’Neill, Solo per sempre tua, Ediz. Hot Spot, 2016, pp.367 

Dalla pagina del CSBNO: Sono sempre state amiche, freida e isabel. Ora hanno sedici anni, frequentano l’ultimo anno della Scuola e sono in attesa della Cerimonia dove sperano di essere scelte come compagne da uomini ricchi e potenti. L’alternativa è diventare concubine, o non essere scelte affatto e andare incontro a un destino terribile. Come tutte le altre ragazze, freida e isabel sono state prodotte in laboratorio e allevate con l’unico scopo di diventare perfette: la cura del corpo deve essere la sola ragione di vita, il loro carattere deve essere socievole e disponibile. Ora che il momento sta per arrivare la pressione è fortissima, isabel mette a rischio la sua sfolgorante bellezza perché non vuole più sottostare alle regole di questo mondo spietato… Poi finalmente i ragazzi arrivano, per scegliere le loro compagne, freida sa che deve combattere per il suo futuro, anche se per questo deve tradire la sua migliore amica, anche se significa innamorarsi quando è vietato, anche se sa che le conseguenze possono essere irreparabili… La storia di freida e isabel (senza maiuscole perché non possono essere delle vere persone) è ambientata in una società futura, dalle regole ferree e sconvolgenti. Eppure, leggendo di questo futuro immaginano, freida e isabel sono più vicine a noi di quanto possa sembrare.

Da leggere perché: ti fa venire i brividi a immaginare come una ragazza possa diventare in preda ad un perfezionismo (soprattutto di tipo estetico) portato all’eccesso.

Della stessa autrice, è anche “Te la sei cercata“, un romanzo pubblicato quest’anno che affronta un tema molto forte. Qui puoi leggere l’articolo di Donna Moderna che ne parla e riporta parte dell’intervista alla O’Neill.

 

La scorsa primavera, invece, il libro che mi ha accompagnato nelle trasferte tra Emilia Romagna e Toscana è stato:

A. Fabiaschi, Il nostro tempo nel mondo, Editrice Nord, pp.368

Dalla pagina dell’editore: Maddy aveva una vita serena. Era una moglie amorevole e una madre meravigliosa, il pilastro della famiglia. O almeno così credevano Brady, il marito, ed Eve, la figlia, prima che Maddy si gettasse dal tetto della biblioteca. Adesso, nessuno dei due sa cosa pensare. E poi Brady non ha idea di come mandare avanti una casa, né tantomeno come comunicare con la figlia adolescente. Anche per Eve non è facile avvicinarsi al padre e nemmeno convivere col senso di colpa per tutte le volte in cui, per egoismo o superficialità, non ha dimostrato alla madre l’affetto che meritava. Eppure Brady ed Eve non sono soli: Maddy è ancora lì, accanto a loro, e non ha perso un briciolo della sua vitalità e caparbietà. E anche del suo senso pratico: quello non è certo il momento di piangersi addosso e naufragare nei rimpianti. Meglio agire e indirizzare in qualche modo i suoi familiari. E così si sforza d’introdurre nella loro vita Rory, una dolce e sorridente maestra elementare, che Maddy spera possa diventare una buona amica per Eve e una nuova moglie per Brady. In effetti, grazie all’influenza benefica di Rory, a poco a poco Brady ed Eve imparano a farsi forza a vicenda e, insieme, troveranno il coraggio di cercare le risposte alle domande che li tormentano. Scoprendo che, a volte, la verità è molto più sorprendente di quanto non ci si aspetti…

Da leggere perché: è una storia molto delicata, narrata da un triplice punto di vista, dove nulla è superfluo, e con un finale che …potrà stupirti!

 

Di una delle mie autrici preferite (hai mai letto La metà di niente?) è Come cade la luce, pubblicato da Guanda all’inizio di quest’anno.

Dalla pagina dell’autrice: Una madre severa e un padre comprensivo, una sorella maggiore troppo ribelle e una sorella minore troppo responsabile: ogni luogo comune è ribaltato nella famiglia Emilianides, emigrata da Cipro a Dublino dopo la tragedia del colpo di Stato del 1974.

Forse è per via di Mitros, il secondogenito, al centro del terzetto di figli, uno spazio di dramma tra la vivace Alexia e la tenera Melina. Mitros infatti, dopo una malattia che lo ha devastato a pochi mesi d’età, non cammina, non parla, non è chiaro se sappia sorridere: eppure sarà lui il deus ex machina di questa storia.

Perché grazie a lui la sua famiglia conoscerà quella di Cormac, il figlio del primario della clinica dove a un certo punto si rende necessario ricoverare Mitros adolescente. E l’incontro con Cormac sarà, per Melina ma non solo per lei, l’inizio di un altro destino, che sconvolgerà ogni cosa e metterà in crisi persino quanto lei ha di più caro: il legame con l’adorata sorella Alexia, forgiato nei difficili anni dell’adolescenza e temprato dagli sconvolgimenti della vita adulta…

Da leggere perché: l’autrice sa leggere e descrivere le ricche pieghe del mondo interiore femminile in modo magistrale. Impossibile non empatizzare con i suoi personaggi!

E’ anche insegnante di scuola secondaria di primo grado (leggi “scuola media”) l’autore di:

E. Galiano, Eppure cadiamo felici, Garzanti, Milano, 2017, pp.371

Il CSBNO scrive di questo libro: Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A 17 anni nasconde la sua bellezza sotto vestiti ingombranti e a scuola si sente un’estranea. A lei non interessano le mode e le feste. Ha invece una passione speciale di cui non ha mai parlato con nessuno: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo. Fino a quando una notte, in fuga dall’ennesima lite dei suoi genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. A mano a mano che i due chiacchierano, Gioia per la prima volta sente che qualcuno è in grado di comprendere il suo mondo. Un bar chiuso diventa il luogo speciale dei loro incontri sempre più intensi. L’amore scoppia senza preavviso. Ma Lo un giorno scompare. Gioia è l’unica a poter capire gli indizi che lui ha lasciato, eppure per seguirli deve fare una scelta. Deve imparare che il verbo amare racchiude mille e mille significati diversi.

Da leggere perché: correda e arricchisce questa storia singolare e coraggiosa la passione della protagonista per le parole intraducibili che la ragazza annota su un taccuino e riferisce alla nonna allettata (e – chissà? – forse sempre meno cosciente), parole di cui è fornito ricco glossario alla fine del libro. 

 

Romanzo autobiografico narrato sul filo della sua memoria di bambina è quello di Chiara Mezzalama:

C. Mezzalama, Il giardino persiano, Edizioni e/o, Roma, 2015, pp. 192

Dal sito dell’editore: Estate 1981, una famiglia prepara i bagagli per recarsi in un luogo insolito. Il padre, diplomatico, è stato nominato ambasciatore d’Italia a Teheran. Fin dall’arrivo all’aeroporto i personaggi vengono proiettati in un mondo pieno di violenza, interdizioni, donne velate di nero, uomini barbuti, soldati armati e su tutti domina la figura potente e inquietante dell’Ayatollah Khomeini. In questa cornice fosca si apre lo spazio incantato del giardino dell’ambasciata, antica residenza di principi persiani, che nasconde misteri e promesse di giochi senza fine, in un tempo fuori dal tempo, laddove ogni rapporto con l’esterno è fortemente compromesso dalla situazione storica e politica dell’Iran di quegli anni. Romanzo autobiografico, Il giardino persiano racconta la storia di una famiglia alle prese con un paese stravolto dalla rivoluzione islamica e dalla guerra con l’Iraq. La sguardo è quello dell’infanzia che permette di conservare una sorta di candore anche sulla realtà più dura e cruenta. Il gioco diventa il contenitore di emozioni e pensieri trasformando la quotidianità in una grande avventura.

Da leggere perché: tra le pagine puoi respirare e godere delle atmosfere e dei colori descritti dall’autrice in modo vivido.

 

Un libro, secondo me, molto particolare è questo:

H. Kang, La vegetariana, Adelphi, Milano, 2016, pp.177

Dalla pagina dell’editore: «Ho fatto un sogno» dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l’ideale di un’estatica dissoluzione nell’indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell’ordinario quando si inceppa il principio di realtà – proprio come avviene nei sogni più pericolosi.

Da leggere perché: è un libro intenso, forte, a volte crudele, che con la sua storia ci conduce dall’altra parte del pianeta.

 

Da ultimi, i due consigli di lettura che chiudono questo articolo sono due saggi, che ho letto recentemente e che ho trovato molto interessanti. Il primo è:

L. Campanello, Leggerezza, Mursia, Milano, 2015, pp. 134

Dalla pagina dell’editore: La leggerezza serve. Ne abbiamo bisogno come dell’aria: è uno stile di vita che apre al cambiamento, alla creatività, alla possibilità di immaginare una vita migliore, nonostante tutto. È un’attitudine da ricercare e coltivare, qualcosa a cui dedicarsi come a un esercizio il cui obiettivo è arrivare a trasformare il quotidiano, saper decidere di quali tinte colorare il proprio mondo accettando i propri carichi e i propri pesi, trattenendo ciò che àncora e radica, lasciando andare ciò che vincola e soffoca. Possiamo pensarla come un modo di vedere il mondo e di stare al mondo, come una postura che si decide di prendere nella vita per vivere meglio; così intesa, a qualcuno appartiene da sempre, per carattere o per abitudine, per altri è invece un’arte da apprendere e praticare, in nome della quale esercitarsi.

Da leggere perché: è un libro dallo stile molto scorrevole, piacevole alla lettura, che fa riflettere sul linguaggio che usiamo per raccontarci …e “raccontarcela”!

 

L’ho visto per caso sullo scaffale di una libreria a Firenze ed è stato interesse a prima vista:

R. Cotroneo, Il sogno di scrivere, UTET, Novara, 2014, pp. 215 

Dalla pagina dell’editore: C’è un desiderio che ci accomuna tutti, per i motivi più profondi e diversi: è l’irresistibile sogno di scrivere. Lo conosce bene Roberto Cotroneo, scrittore e critico letterario, che da vent’anni questo sogno lo legge nello sguardo dei suoi allievi dei corsi di scrittura creativa. Ma come nasce? E quali regole bisogna seguire, sempre che regole ci siano, se lo si vuole realizzare? In questo libro troverete una risposta. O meglio, un percorso possibile alla ricerca della propria voce (letteraria) più autentica e vera. Troverete la cassetta degli attrezzi di un autore che da anni si interroga sui processi creativi e sui percorsi della scrittura. Per Cotroneo tutto ha origine, come racconta nell’emozionante esordio di questo saggio che è quasi un romanzo autobiografico sulla creatività, in un intimo ricordo d’infanzia. Alcune pagine strappate da un quadernetto a righe e ricoperte di parole, scritte da bambino, armato di una bic blu, contro il giudizio del padre, su un luogo mai visto ma solo immaginato. Come gran parte dei luoghi letterari, del resto. Pagine mai più ritrovate, poi, negli anni, ma sempre inseguite, nella vita di scrittore e nel ricordo. Tra i molti consigli che troverete in queste pagine, dove le lezioni di Calvino, di Eco, di Kundera, si intrecciano con analogie impensate tratte dalla pittura di Rembrandt, Cotroneo ci insegna la cosa forse più importante. Che si scrive (anche) per vivere più a fondo. Che bisogna essere autentici se si vuole realizzare il proprio sogno di scrittura. Ma soprattutto che scrivere è forse l’unico modo per far germogliare nel mondo tutte le vite che potremmo vivere.

Da leggere perché: è un saggio scritto come un diario, dal tono amichevole, ma non per questo meno serio. Ricco di interessantissimi spunti di riflessione, è rivolto sia a chi vuole diventare “del mestiere” sia a chi si avvicina per la prima volta alla scrittura (che prima di essere professionale è stata pur sempre “amatoriale”).

 

Prima di salutarti, ti ricordo che per qualsiasi suggerimento, informazione o chiarimento, puoi sempre scrivermi all’indirizzo scrivimi@michelaalbertini.it. Mi farebbe molto piacere scambiarci consigli di lettura, ad esempio!

Ti aspetto sempre qui questo giovedì (troverai la recensione di un libro sulla matematica) e lunedì prossimo (per un’altra sessione di consigli di belle letture): ci sarai?

Benissimo, grazie! Non mi rimane allora che augurarti buona lettura!

Lascia la tua traccia: scrivimi un commento. Grazie!

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