10 libri da aggiungere alla tua wishlist

(...se non li hai ancora letti)

Cara amica lettrice,

dopo alcuni mesi di silenzio e tutto quello che c’è stato nel mezzo, oggi torno a scrivere sul blog.

È di tre anni fa uno dei primi post in cui spiegavo perché le storie aiutano. In questo caso, aiutano me a ritornare agli articoli del blog dopo un periodo intenso fuori e dentro (avevo già raccontato qualcosa nel post precedente a questo, poi il lockdown ha di fatto amplificato l’ascolto e l’introspezione).

Riparto, infatti, in queste calde giornate agostane facendo una delle cose che amo di più: parlare di libri.

Ho scelto di proporti alcuni libri che ho letto nei mesi appena trascorsi: vanno in direzioni molto diverse tra di loro (anche se, come vedrai, il tema della parità di genere è predominante) e mi sono piaciuti molto.

Spero che tu possa trovare qualche spunto di lettura interessante in base ai tuoi gusti (nel caso, vuoi scriverlo nei commenti?)

Buona lettura!

 

Il primo libro che ho letto nel 2020 è stato La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker, edito da Bompiani.

Il romanzo narra la vicenda di uno scrittore di successo che, preso dal famoso blocco creativo, si rivolge al suo ex professore di scrittura, nonché amico e mentore, per avere un aiuto.

Nel giro di pochi giorni si ritrova suo malgrado coinvolto nelle indagini sulla scomparsa di una ragazza di 15 anni avvenuta trent’anni prima, il cui corpo viene ritrovato nel giardino dell’amico.

Tra incontri e confidenze, minacce e supposizioni, il giovane scrittore si trova a mettere a rischio la fiducia e l’amicizia, prima della propria vita, in un crescendo di scoperte e connessioni impreviste.

La storia è costruita molto bene e la narrazione è avvincente: le pagine scorrono velocemente una dopo l’altra nella suspense e in attesa di scoprire come va a finire.

Ho trovato anche molto interessanti i dialoghi dei due autori sulla scrittura 😉

La scrittura è un dono perché non ti permette di scrivere correttamente, ma perché ti consente di dare un senso alla tua vita.

 

Due libri molto potenti sul femminismo (sempre inteso come uguaglianza di diritti, sociale, politica ed economica), sono quelli che seguono:

1) Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone di Lilli Gruber edito da Solferino alla fine del 2019.

Il libro, con numerosi riferimenti all’attualità, tratta dell’invisibilità delle donne nei ruoli più importanti della società e della predominanza maschile nelle questioni di potere e non solo: si pensi, ad esempio, a tutti quegli ambiti ritenuti a torto più adatti agli uomini, come le scienze, la tecnologia, l’economia e la matematica.

Richiama le donne (e gli uomini, perché solo insieme è possibile cambiare) a una maggiore consapevolezza del proprio ruolo sociale, puntando su ciò che occorre per cambiare lo status quo: competenze, consapevolezza appunto e studio.

Il tempo dei proverbi è finito ed è arrivato il tempo del cambiamento, che è nelle mani delle donne. Non per una questione di femminismo, ma per una questione di civiltà. Quella che rischiamo di giocarci, insieme alla democrazia, alla pace sociale e all’abitabilità del pianeta Terra, a meno di una decisa inversione di rotta.

 

2) Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano di Emma Clit (Laterza, 2017)

Il libro è introdotto da Michela Murgia ed è un ricco racconto a fumetti che, passando dal tema del carico mentale delle donne a quello delle faccende domestiche o della sessualità oppure del linguaggio utilizzato comunemente, evidenzia quanto siano dati per scontati (dagli uomini, ma anche dalle donne) atteggiamenti e comportamenti che nutrono e rafforzano le differenze tra i generi.

Una recensione molto interessante sul libro puoi leggerla sul blog “In genere”.

Ironico, tagliente, chiaro: questo libro è per tanti versi una scoperta.

Se ancora non sei femminista, scoprirai di esserlo.

 

Se, invece, tra le tue preferenze ci sono i romanzi scritti da autrici di cui magari hai già letto altre opere, puoi considerare i quattro che seguono:

1) Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno (Bompiani, 2018).

L’autrice lo racconta in questo video.

Non ha bisogno di presentazioni l’autrice di “Ascolta il mio cuore” e “Polissena del porcello“, la quale anche stavolta narra una storia coinvolgente che saprà prendere per mano la lettrice fin dalle prime righe con le vicende personali (cui fanno da sfondo quelle storiche realmente accadute) di una sartina a giornata che, nella macchina da cucire, vede la possibilità di quel riscatto sociale e personale a molti precluso.

Tra le righe del romanzo, affidate alle parole dei vari personaggi e agli eventi di cui sono protagonisti, si dipanano tematiche importanti come la condizione della donna, il ruolo dell’istruzione e l’educazione di genere.

Sei giovane, e ti può capitare di innamorarti. Ma non permettere mai che un uomo ti manchi di rispetto, che ti impedisca di fare quello che ti sembra giusto e necessario, quello che ti piace. La vita è tua, tua, ricordalo. Non hai alcun dovere se non verso te stessa.”

 

2) L’esercito delle cose inutili di Paola Mastrocola (Einaudi, 2015)

Il libro è il racconto che un vecchio asino, di nome Raimond, ricostruisce sulla propria vita allorché viene allontanato dall’isola in cui è nato per essere trasportato a Variponti, il Paese delle Cose Inutili.

L’opportunità di raccontare la propria storia gli è data dalla ricezione di alcune lettere. A scriverle è Guglielmo, il bambino che l’ha adottato a distanza e che gli racconta – proprio come si fa con un amico – delle difficoltà che incontra in famiglia e a scuola.

Dal desiderio di aiutare Guglielmo, stretto tra materie scolastiche che non ama e genitori troppo indaffarati per ascoltarlo, nasce la curiosa “calata” dell’esercito del titolo sulla scuola, con un esito tutto da assaporare.

Il libro offre a lettori e lettrici una bellissima storia, delicata e profonda, sul tempo che passa, i legami e i sentimenti che contano.

E invece, adesso, chissà cosa è stato. Un frullo, un vento, il rumore di una ghianda che cade. Qualcosa ha rotto in me quel punto, lo ha disintegrato. Ho visto davanti a me, come in un pezzetto di specchio frantumato, che era solo un pezzetto, appunto, e che se ne poteva raccogliere un altro, e poi ancora un altro. Ho visto che si poteva fare diverso, dare un colpo, una virata. Forse, si poteva avere un’aggiunta. Bastava solo incollare i pezzi…

 

3) Niente caffé per Spinoza di Alice Cappagli (Einaudi, 2019)

Il libro di esordio di Alice Cappagli è un romanzo di piacevolissima lettura, dai toni talvolta ironici e a volte teneri, che narra della nascita di un legame di sincera amicizia e profonda stima tra Mavi, giovane donna disoccupata e con un matrimonio in crisi, e il Professore, anziano e non-vedente, a cui la figlia vuole cercare un aiuto domestico.

Tra personaggi singolari, animali ospiti sul terrazzo, pranzi da preparare e librerie da riordinare, Maria Vittoria e il Professore trascorreranno insieme intere giornate. Grazie alle chiavi di lettura offerte dai libri di filosofia, entrambi apprenderanno uno dall’altra modalità nuove di rapportarsi alla vita, anche quando essa sta per cambiare oppure per terminare.

Lo guardai con compassione, ma anche con stupore, pensavo di conoscerlo abbastanza e invece qualcosa mi mancava, mi sarebbe mancato per sempre. Forse, pensai, desiderava così ostinatamente comprendere l’universo per ripescare nell’infinito una goccia di sollievo. Intanto stava vagando in alta quota, alla ricerca della parola fine in solitudine.

 

4) Io sono l’altra di Cathleen Schine (Mondadori 2020)

Il titolo originale del libro è “The grammarians”, in riferimento alla passione per le parole che lega le due sorelle gemelle, Daphne e Laurel, protagoniste del romanzo.

Ogni capitolo è aperto dalla definizione di una parola che si trova nel Dictionary of the English Language by Samuel Johnson che il padre aveva regalato alle figlie quando erano bambine.

La parola in apertura di capitolo diventa l’occasione per raccontare episodi, sentimenti e vicende delle due sorelle che, via via, crescono, si sposano, diventano madri,…, ora allontanandosi ora riavvicinandosi, sempre accomunate – oltre che dal vincolo familiare – dal fascino che la parola esercita su di loro.

Essere con Charlotte [figlia di Laurel, n.d.r.] non è non fare niente. È fare tutto. È tutto. Non è l’accento sulle parole, è poterle sentire, le parole, ascoltare Charlotte mentre attira il mondo a sé, una parola dopo l’altra.

 

Prima di concludere l’articolo, scrivo qui brevemente di altre tre letture che meriterebbero attenzione e approfondimento: sono tre libri della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie.

1)  Ho letto Metà di un sole giallo in pieno lockdown.

Non è stata una lettura semplice: un po’ per l’argomento (a fare da sfondo storico alle vicende dei personaggi – notevoli e ben delineati – c’è la guerra del Biafra, che li coinvolge e ne determina scelte e comportamenti), un po’ perché certi episodi del libro sono emotivamente stati amplificati dalla situazione che collettivamente stavamo tutti vivendo con l’emergenza sanitaria.

Ad ogni modo, sono contenta di non averne tralasciato la lettura perché mi sarei privata dell’opportunità di conoscere la figura della scrittrice e il confronto con altri lettori (il libro è stato oggetto dell’incontro del gruppo di lettura del paese in cui vivo, che si è svolto comunque, online, in attesa di quella consuetudine che improvvisamente ci è venuta a mancare).

 

2) L’ho atteso dalla biblioteca per mesi e alla fine è arrivato: Il pericolo di un’unica storia (che nasce da un TED Global del 2009) è secondo me quel piccolo grande libro (sono meno di trenta pagine) che ogni lettore – e anche chi sceglie libri per bambini –  dovrebbe leggere.

Mi ha colpito la considerazione della scrittrice, in parte già nel titolo, di una semplicità tale da sembrare ovvia. Niente affatto. 

Il libro dimostra come scegliendo solo alcuni generi di letture e prediligendo solo certi tipi di narrazioni si corra di fatto il rischio di raccontare un’unica storia, un solo punto di vista e, come dice l’autrice, di arrivare a una visione parziale dell’insieme: “L’unica storia crea stereotipi. E il problema degli stereotipi non è che sono falsi, ma che sono incompleti. Trasformano una storia in un’unica storia.”

Ho sempre ritenuto impossibile dedicarsi come si deve a un luogo o a una persona senza dedicarsi anche alle molte storie di quel luogo, o di quella persona. La conseguenza di un’unica storia è questa: sottrae alle persone la propria dignità. Rende difficile il riconoscimento della nostra pari umanità. Mette l’accento sulle nostre diversità piuttosto che sulle nostre somiglianze.

 

3) Dovremmo essere tutti femministi nasce, invece, da un TED che Chimamanda Ngozi Adichie ha tenuto nel 2012.

L’autrice, partendo dalle proprie esperienze e da persone che ha conosciuto, ragiona sul ruolo che viene ritagliato (dagli uomini, di fatto) per la donna, su che cosa significhi essere femministi e perché tutti – uomini e donne – dovremmo esserlo, cominciando con l’essere più consapevoli delle narrazioni che facciamo e che consegniamo ai nostri figli.

Se fossimo tutti femministi, avremmo in cambio un mondo diverso.

Più giusto.

Qualcun altro, invece, dirà che la donna è in posizione subalterna rispetto all’uomo perché è così che funziona nella nostra cultura. Ma la cultura cambia senza sosta. (…)

A che serve la cultura? Fondamentalmente, lo scopo della cultura è assicurare la protezione e la continuità di un popolo (…)

La cultura non fa le persone. Sono le persone che fanno la cultura. Se è vero che la piena umanità delle donne non fa parte della nostra cultura, allora possiamo e dobbiamo far sì che lo diventi.”

 

Cara amica lettrice, eccoci arrivate alla conclusione di questo lungo articolo: spero ti sia piaciuto e che possa esserti utile per una delle tue prossime letture.

Ricorda: in alcuni articoli precedenti a questo oppure Sul comodino, puoi trovare le recensioni di altri libri.

C’è qualcuno dei libri presentati sopra che ti incuriosisce più degli altri? Ti va di scriverlo nei commenti? Sarò felice di leggere cosa ne pensi. Ti aspetto!

Grazie e a presto.

Michela

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