Laboratori e sostenibilità
Un connubio possibile?
Buongiorno, cara amica lettrice o amico lettore.
L’articolo di oggi nasce da una riflessione che da tempo faccio sulla parola sostenibilità, di cui tanto si sente parlare.
Qui ti spiego come l’ho declinata io nella mia piccola realtà professionale e quale sia il contributo che io intenda dare con la mia attività. So che magari è davvero minimo, ma sono anche convinta che, proprio perché molto piccolo, ci debba essere. Non abbiamo studiato tutti a scuola che ogni cosa è composta da particelle invisibili a occhio nudo eppure estremamente importanti? ^^
Sei pront*?
Continua a leggere.
INDICE
- Definizione di sostenibilità
- La sostenibilità da un punto di vista ambientale
- La sostenibilità per i partecipanti
- La sostenibilità nei tempi…
- …e nei costi
Basta accedere alla pagina di Wikipedia o al sito Treccani per vedere a colpo d’occhio quanto complesso e multiforme sia questo tema così attuale, importante e purtroppo urgente.
In base alla definizione del Dizionario Dire è sostenibile ciò che
- si può reggere
- si può sopportare
- si può difendere
Sulla base di queste accezioni, ti spiego come ho unito il termine sostenibilità all’argomento laboratorio.
Un laboratorio può essere sostenibile per l’ambiente
Può esserlo quando, secondo me, cerca ad esempio di impattare il meno possibile.
Come?
I modi possono essere diversi.
Quelli che ho scoperto e utilizzo io sono i seguenti:
Ricicla materiale che altrimenti finirebbe nella spazzatura domestica
Da un punto di vista creativo, hai mai notato gli utilizzi altri che si possono fare del materiale pronto a finire nel bidone? Ad esempio le interessanti texture di certe confezioni di agrumi? Il fondo delle confezioni di plastica dei tortellini sono ritagli di acetato con cui creare finestrelle o lenti di ingrandimento nei lapbook! Le scatoline di cartone di farmaci e creme possono essere aperte e ricostruite come casette per il plastico di una città. Le reti delle confezioni dei limoni possono diventare superfici su cui fare un interessante frottage. Per non parlare poi dell’onnipresente rotolo di carta igienica! ^^
Utilizza materiale di scarto di lavorazioni artigianali o industriali
Quelle adatte ad essere maneggiate e riutilizzate (occorre dirlo?). Ci sono luoghi e progetti in cui questi “scarti” vengono raccolti e fanno la felicità di chi li sa guardare con uno sguardo creativo. Ti segnalo Remida a Reggio Emilia e RecuperArti in Versilia. Perché eliminare ciò che invece ha un contributo importante nella creazione di un’opera artistica?
Usa contenitori riciclati
Dai vasetti dello yogurt e della ricotta alle vaschette di frutta, per contenere acqua oppure tempere, ad esempio, ogni contenitore può essere riutilizzato molte volte senza perdere la funzione per cui è nato.
Smaltisce correttamente ciò che ha prodotto
Eh sì, per molti elaborati artistici arriva quel momento. A meno che tu non viva in qualche ettaro di appartamento, non possiamo trasformare la nostra casa in una mostra permanente di opere prodotte nella fascia d’età 0-18 e, quindi, prima o poi occorre anche “smaltire” ciò che è stato creato. Anche in questo caso si possono separare, per quanto possibile, i vari elementi originari e suddividerli nei rispettivi contenitori della differenziata.
Limita la creazione di rifiuti futuri
Propone ad esempio attività di installazioni effimere oppure utilizza le loose parts. Ci sono bellissime attività di racconto e di produzione di elaborati artistici che si possono fare con i cosiddetti “scartini”. Una volta esaurito il loro compito, tornano nelle scatole e sono pronti per altri elaborati.
Abbiamo il timore di pensare “E ora cosa ne rimane”? Scattiamo un po’ di foto (che poi utilizziamo anche come documentazione ^^) e – se occorre – prepariamo una galleria di immagini, ma soprattutto godiamo dell’esperienza che viviamo, che non vale meno se non ha una prova tangibile.
Accanto alle questioni pratiche che ho elencato fino a qui, penso che la definizione di sostenibile vada anche in una direzione, come dire, etica.
Un laboratorio è sostenibile per l’ambiente e per chi lo vive quando…
- Usa solo ciò che è necessario: non prendo ciò che non mi serve (faccio sempre in tempo), non butto ciò che è troppo, se non ho/non ho più un materiale ne posso sempre utilizzare un altro.
- Sperimenta opportunità altre per fare arte, ad esempio, con i materiali naturali (che vengono – dove si può – raccolti e non acquistati). Si può fare arte all’aperto o creando opere effimere (pensiamo alla forza comunicativa di certe sculture di sabbia o di ghiaccio oppure alla land art e riprendiamo i princìpi che le generano). Gli elaborati così prodotti non hanno meno valore perché di vita breve, anzi… Molto spesso è un’esperienza che si ricorda a lungo e volentieri perché diversa dalle solite.
- Rispetta il materiale che usa. Forse fare un laboratorio a zero impatto ambientale è difficile per lo stile di vita e le abitudini che abbiamo, ma si può diventare consapevoli che ciò che usiamo deriva da una produzione precedente, dal lavoro di altre persone, dall’utilizzo di risorse ed energie comuni e, come tale, va considerato e trattato.
Un laboratorio può essere sostenibile nei tempi
Chi crea un laboratorio spesso – soprattutto le prime volte – lo progetta partendo da zero, da un’idea o un’intuizione o un bisogno che è stato fatto presente o un’esigenza che si è verificata. Progettare, preparare, allestire, condurre, sistemare,… sono tutte azioni che richiedono cura e attenzione perché chi vi partecipa faccia un’esperienza significativa.
Chi partecipa al laboratorio ha bisogno del proprio tempo e, insieme, di accordarsi con quello del gruppo di cui fa parte; ha magari bisogno di tempo per ambientarsi o per ascoltarsi o semplicemente per stare nell’esperienza.
Un laboratorio sostenibile ha cura e rispetto del tempo di tutti.
Un laboratorio può essere sostenibile dal punto di vista dei costi
Vale sia per chi partecipa sia per chi conduce il laboratorio. Chi crea un laboratorio, come ho scritto sopra, vi dedica tempo ed energie, oltre a competenze ed esperienze, e mette tutto ciò a servizio di chi vi partecipa perché sia un’esperienza serena, significativa e di benessere.
Chi progetta un laboratorio dedica attenzione anche all’aspetto economico, come uno degli elementi di cui ha cura, perché esso nasce dalla combinazione di più fattori che i partecipanti non possono sempre conoscere del tutto. Chi partecipa ha la possibilità di sostenere, con la propria adesione, un lavoro fatto con impegno, cura e attenzione, in un’ottica di win-win (vinco io, vinci tu).
Un laboratorio sostenibile considera e ha rispetto del lavoro e della partecipazione di tutti.
Concludendo, cara amica lettrice e amico lettore, se questo articolo ti è piaciuto, ti invito a partecipare a uno dei miei laboratori ARTLab™ in presenza presso il mio studio (puoi trovare nella pagina Eventi il calendario dei prossimi appuntamenti) oppure online. Puoi, inoltre, sempre richiedere un mio laboratorio ARTLab™ presso la tua scuola oppure nella tua specifica realtà professionale. Se desideri avere ulteriori informazioni, scrivimi: sarò felice di aiutarti.
Grazie per essere qui.
Michela